venerdì 24 febbraio 2017

Prison pour l'ancien patron de Bankia et du FMI

Prison pour l'ancien patron de Bankia et du FMI

L'ancien «meilleur ministre de l'Économie» est tombé pour des détournements de fonds commis sous sa responsabilité lorsqu'il dirigeait Caja Madrid puis Bankia, de 2010 à 2012.

L'Espagnol Rodrigo Rato, prédécesseur de Dominique Strauss-Kahn à la tête du FMI, a été condamné à quatre ans et demi de prison pour des détournements de fonds commis sous sa responsabilité lorsqu'il dirigeait la banque Bankia.
Un ancien directeur général du FMI condamné à quatre ans et demi de prison. La peine a été prononcée jeudi par la justice espagnole à l'encontre de Rodrigo Rato, prédécesseur de Dominique Strauss-Kahn à la tête de l'institution internationale, de 2004 à 2007. Mais c'est la suite de sa brève carrière dans la banque, de retour en Espagne, qui lui vaut cette condamnation retentissante.
Cet homme de 67 ans devenu un paria, régulièrement traité de voleur par des manifestants, comme le rapporte l'AFP, fut une figure politique de premier plan outre- Pyrénées puisqu'il a été ministre de l'Économie et numéro deux du gouvernement de droite de José Maria Aznar (1996-2004). Loué au sein du Parti populaire comme «l'auteur du miracle économique espagnol», Rodrigo Rato avait été pressenti pour succéder à Aznar.
L'ancien «meilleur ministre de l'Économie» est tombé pour des détournements de fonds commis sous sa responsabilité lorsqu'il dirigeait Caja Madrid puis Bankia, de 2010 à 2012. Pas moins de
65 dirigeants de ces banques, condamnés jeudi, ont utilisé des cartes bancaires non déclarées pour régler toutes sortes de dépenses personnelles, essence, discothèques ou maroquinerie, pour un total de 12 millions d'euros. Ces pratiques avaient commencé plusieurs années avant l'arrivée de Rodrigo Rato chez Caja Madrid mais ce dernier a maintenu ces privilèges illégaux et en a profité lui-même.
Devenu symbole des errements de la classe dirigeante espagnole, Rodrigo Rato est poursuivi dans deux autres dossiers judiciaires pour escroquerie et falsification des comptes. Ceux-ci sont liés à la quasi-faillite de Bankia en 2012 qui a ruiné des milliers de petits actionnaires et précipité le recours par Madrid à un sauvetage européen.

BANCHE CENTRALI E RICICLAGGIO DI DENARO

Galloni: le banche rischiano l'osso del collo

mercoledì 22 febbraio 2017

Genoa court hands jail sentence to former Banca Carige chairman

Genoa court hands jail sentence to former Banca Carige chairman

http://www.reuters.com/article/italy-banks-carige-ruling-idUSL8N1G7582

Feb 22 A Genoa court said on Wednesday it had sentenced Giovanni Berneschi, the 79-year-old former chairman of local bank Banca Carige, to eight years and two months in jail for fraud, criminal association and money laundering.Berneschi was ousted from his job in September 2013 after 20 years as Carige's chairman in a management overhaul imposed by the Bank of Italy following audits that revealed poor lending practices, a large derivatives exposure and questionable accounting methods.

Carige, long seen as one of the weak links in Italy's battered banking system, is preparing a new business plan after European Central Bank supervisors told it to cut its problem loans.

In Italy, defendants are allowed two appeals and are considered innocent until the final court ruling is delivered, a process which can take years and is regularly cut short by the statute of limitations, which limits the amount of time a magistrate can pursue a case.

Pending the final ruling, the jail sentence is suspended. But the Genoa court said it had put Berneschi under probation.
"All that was left for them to do was to shoot me," he told reporters on his way out of the court.

Carige's shares have fallen sharply in the past couple of years because of uncertainty over whether the bank will need to seek more capital after raising a total of 1.6 billion euros($1.68 billion) in two successive share sales in 2014 and 2015.

Carige has said in the past it considered itself a damaged party and it is expected to seek damages from its former chairman. The bank had no comment on the ruling. ($1 = 0.9513 euros) (Reporting by Paola Balsomini; writing by Valentina Za. Editing by Jane Merriman)

Banca d'Italia: il DG Rossi si contraddice in diretta su LA7


Dimartedì (LA7) 21 Febbraio 2017

Il Direttore Generale della Banca d'Italia Salvatore ROSSI


Collegamento all’inizio dell’intervento video che è trascritto sotto:

Giovanni Floris, il conduttore: “Allora, una opportunità rarissima, intervistare il direttore generale della Banca d’Italia. Buonasera, benvenuto,. Grazie di essere con noi a Salvatore Rossi. Allora, è appena uscito il suo libro scritto con Anna Giunta “Che cosa fare per l’Italia”, edito da Laterza I proventi vanno a “Save the children”, quindi siamo particolarmente contenti di farvelo conoscere. Che cosa sa fare l’Italia. Allora, abbiamo avuto una serata complessa, la politica che mostra di essere in difficoltà in molti casi, le soluzioni anche molto radicali io non le chiederò naturalmente posizioni politiche ma le chiederò innanzitutto a cosa serve bankitalia, così ci chiariamo le idee.”

Salvatore Rossi, direttore generale di Banca d’Italia: “Allora, facciamo il gioco contrario, Supponiamo di avere una bacchetta magica e di far sparire la Banca d’Italia, puff, in un secondo. Che succede ?”

GF: “ Che succede”

SR:”Succedono tante cose ma ne dico una sola. Non possiamo pagare più nulla in nessun modo: banconote di carta, assegni, carte di credito, bancomat, tutto sparito”

GF:”Perché gestite tutto voi”

SR: “Perché, diciamo, noi camminiamo su un pavimento e non ci accorgiamo di nulla, ma sotto quel pavimento c’è un intrico di cavi che è la piattaforma tecnologica che consente tutti quei pagamenti, che consente agli assegni di circolare, ai bonifici di muoversi da una banca all’altra e quella piattaforma tecnologica è gestita dalla Banca d’Italia, è gestita da tutte le banche centrali per tutti i paesi avanzati del mondo con una aggiunta che in Europa l’intera piattaforma europea è gestita da bankitalia e da Bundesbank, che è la banca centrale tedesca insieme. Questo tanto per fare un esempio...”

GF: “Quindi funzionali siete funzionali. Allora mi dica un’altra cosa importante però, di chi siete ? Siete degli italiani, di alcune banche, di chi siete”

SR: “Siamo degli italiani, non c’è dubbio su questo. Nel senso che siamo un ente pubblico. Poi, il nostro capitale, per ragioni storiche fondamentalmente ma come accade ad altre banche centrali nel mondo, a quella americana, a quella giapponese, il nostro capitale è diviso in quote che sono nelle mani di soggetti privati finanziari: banche, assicurazioni che assolutamente non decidono chi è il direttore generale, il governatore. Lo decide il presidente della Repubblica sentito il governo.”

GF: “Quindi una cosa è la proprietà e una cosa è la corporate, una cosa è chi la gestisce, Allora, è una leggenda tutto quello che abbiamo detto. Cosa significa per l'Italia l'uscita dall'euro e cosa comporterebbe l'uscita dall'euro ?”

SR: “Guardi qui possiamo fare ragionamenti molto sofisticati da economisti. Ma io ne faccio uno molto semplice: terra terra, di nuovo, i pagamenti. Allora, abbiam detto prima che i pagamenti sono una cosa molto complicata in un paese avanzato, Si decide di cambiare segno monetario, quindi di passare dall'euro a una lira nuova. Si fa istantaneamente ? No, ci vogliono mesi e mesi per adattare questa piattaforma tecnologica complicatissima al cambio di segno monetario. In quei mesi che succede. In quei mesi i cittadini che fanno. I cittadini sanno per certo che i loro risparmi che sono denominati in euro, poi saranno convertiti in lire nuove, facciamo il caso. Queste lire nuove saranno ovviamente svalutate perchè l'Italia è un paese svalutazionista, di tradizioni e storie inflazionistiche. Quindi è chiaro che la...”

GF: “Cioè perde necessariamente valore... che vuol dire storicamente Potrebbe essere una novità, invece: arriva la lira ed è più forte dell'euro.”

SR: “No, perché sono i mercati che lo decidono il valore delle monete, ovviamente.”

GF: “Quindi se tu te ne stai andando, ovviamente… Allora uno dice: arriverà la nuova moneta che varrà meno di quella che io ho in banca, Lei dice, uno corre in banca e se la prende.”

SR: “Magari fosse così semplice. In realtà così semplice non è. Perché... se la prende per farne che...Per portarla dove, per fare che cosa ? Lo abbiamo visto quasi succedere in Grecia. L'economia greca si è quasi fermata perché hanno chiuso le banche, hanno chiuso i bancomat. “

GF: “Quindi cosa succederebbe ai mutui che dobbiamo ancora pagare. Io ho preso una casa la sto pagando con un mutuo in euro, compare la lira. Che succede al mutuo ?”

SR: “Allora, chi ha un debito è ovviamente favorito se c'è un cambio di segno monetario e una svalutazione della nuova moneta. Quindi, chi ha un mutuo paga meno. “

GF: “Perché ho preso I soldi in euro e li rendo in una valuta che vale meno. “

SR: “La banca no, ci rimette, ovviamente.”

GF: “I risparmi ? Ci guadagnano o ci rimettono ?”

SR: “I risparmi, l'abbiamo detto prima, ci rimettono sempre e in ogni caso, se si svaluta.”

GF: “Se si svaluta tu perdi in ogni caso. Allora, mettiamola al contrario, cosa ci stiamo guadagnando a rimanere nell'euro ?”

SR: “Premesso che l'Europa vive un momento difficilissimo, che è il più difficile dalla fine della guerra, fondamentalmente. A partire dal quale è cominciato un procedimento di integrazione che seppure con alti e bassi è andato avanti per decenni. Adesso viviamo in un momento molto difficile. Fare l'euro, cioè fare una moneta comune, senza avere lo stato unitario ancorché federale fu un gettare il cuore oltre l'ostacolo. Personalmente, per quel che conta, io ci ho creduto un sacco. Un sacco di europei ci hanno creduto. Molti non-europei erano scettici, a cominciare dagli americani. Sta di fatto che questa idea ha funzionato per più di dieci anni , ha funzionato bene ...”

GF: “Ma ci è convenuta ?”

SR: “Sì, perché per esempio i tassi d'interesse in un paese come l'Italia che come prima dicevo è inflazionistico, sono crollati ai livelli tedeschi. Questo ha recato, tanto per cominciare, un enorme beneficio al bilancio pubblico ma anche a chiunque abbia appunto dei debiti.”

GF: “Cioè noi quando chiedevamo i soldi in prestito pagavamo di meno perché facevamo parte di una famiglia piuttosto fortunata. Allora, andiamo ora alle banche, l'avevamo anticipato prima. Tira una brutta aria. Si metta nei panni di chi ascolta questa intervista. Allora, MPS salvato, quattro banche salvate. Banche venete forse anche loro da salvare con i soldi dello stato. Quanto rischiano i risparmi degli italiani ?”

SR: “I risparmi dei tedeschi hanno rischiato e lo stato tedesco ha pagato 230 miliardi. 230 miliardi. In Italia si parla di 20 miliardi che sembra una cifra enorme e che è in realtà, a confronto di quella spesa in Germania, ma anche in Francia, ma anche in Spagna, ma anche in Olanda, ma anche in Irlanda, una cifra molto piccola. Detto questo, per mettere le cose nelle loro proporzioni giuste, ovviamente, diciamo, chi investe in azioni o in obbligazioni di qualunque impresa, fosse pure una banca, qualcosa rischia. Se investe in obbligazioni o azioni di una banca rischia meno che se facesse la stessa operazione con una impresa qualunque industriale, ma comunque rischia. Se ha un deposito o un conto corrente, fino a 100.000 euro, che è una cifra consistente, non rischia niente. “

GF: “Non rischia nulla. Però ci sono due questioni. La prima, come mai se scoprite così in ritardo che queste banche non funzionano, là dovete vigilare voi. E seconda questione come mai tante persone che non sapevano di rischiare i propri risparmi sono stati convinte dalle banche a rischiarli ?”

SR: “Giusto. Giuste domande. Allora, domanda numero uno, Noi ce ne siamo accorti in tempo, non è vero che ce ne siamo accorti in ritardo. Ce ne siamo accorti in tempo con i mezzi a nostra disposizione perché spesso si pensa che la Banca d’Italia, che è l’organo di vigilanza, sia onnipotente. Così non è, non abbiamo i poteri della magistratura o della polizia, per fortuna, aggiungo, in un paese democratico. In nessun paese democratico...

GF: “Certo. Sennò ne andrebbe della privacy di tutti noi...”

SR: “...sennò saremmo dittatoriali. Quindi, con i mezzi, con le leggi vigenti, con i mezzi a nostra disposizione noi abbiamo fatto il possibile. Quando abbiamo avuto sospetti abbiamo interessato la magistratura in silenzio. Perché noi siamo tenuti al silenzio e al segreto dalla legge, la legge votata dal Parlamento.”

GF: “Come mai chi non sapeva di rischiare ci ha rimesso”

SR: “Questa è un’altrra questione importante. Su questo un po’ si deve lavorare, si devono aggiustare un po’ di cose. Intanto sono cambiate le regole in tutta Europa, quindi questo è il dato di fatto da cui partire e questo ha spostato un po’ non dico le convenienze ma diciamo le consapevolezze della gente. Rimane il fatto che se una banca piazza dei titoli, delle obbligazioni subordinate, come si dice in gergo, ormai l’abbiamo imparato tutti che vuol dire, subordinate vuol dire che sono delle quasi azioni. Non sono obbligazioni vere, ma non sono neanche azioni ma sono una via di mezzo. “

GF: “E qui il risparmiatore spesso si perde e la banca malevola s’inserisce”

SR: “Allora lì se la banca dice guarda comprale, perché sono sicure e il risparmiatore se le compra, qualcuno ha sbagliato. O il risparmiatore, o la banca, o tutt’e due, forse la banca ha imbrogliato.”

GF: “A chi sta, alla magistratura o a bankitalia in questo caso stabilire...”

SR: “Sta alla magistratura. Noi in molti casi abbiamo avvertito la magistratura, che ha i suoi tempi, ovviamente. In molti casi è intervenuta.”

GR: “Però c’è la consapevolezza insomma che… le ho da fare solo due domande perché siamo andati oltre tempo massimo. La prima è vale la pena salvare le banche ? Cioè quando c’è denaro pubblico che finisce poi al Monte dei Paschi piuttosto che alle altre banche uno dice ma perché devo dare soldi a loro che sono ricchi, perché il banchiere è ricco. Ci spiega qual’è il mistero ?

SR: “Perché si confondono le banche con I banchieri. Questo è il punto fondamentale. Allora, le banche sono fatte da che cosa, da chi. Da chi mette i suoi risparmi in banca e da quelle persone che prendono soldi in prestito dalla banca che sono famiglie, che sono imprese. Non dai banchieri che le amministrano e che le gestiscono. Quando una banca va in crisi, il salvataggio pubblico va al pubblico, al risparmio, non ai banchieri.”

GF: “che dovrebbero magari finire in galera ma quello è un altro discorso. Vale la pena fare la manovra per rispettare le indicazioni europee ?”

SR: “Domanda difficile, eh eh eh... Domanda molto difficile. Io personalmente penso che sì, che valga la pena, perché, per una ragione fondamentale – mi faccia spendere 30 secondi per dire che è vero, è ben vero che dopo anni e anni di recessione c’è un crollo della fiducia nei consumatori negli incvestitori quindi tutti I manuali di economia insegnano che in questi casi è il settore pubblico che deve compensare e questo giustificava le richieste di flessibilità all’Europa, alla Commissione Europea etc. però lo sviluppo economico nel medio lungo termine non si fa col debito pubblico, non c’è niente da fare la storia ce lo insegna in modo conclamato e quindi il rigore fiscale quando non – ripeto – non uccide il paziente, il rigore fiscale è necessario.”

GF: “E’ la premessa della ripresa”


VEDERE ANCHE: Bankitalia: le banche non pagano tasse sulla creazione di denaro dal nulla
 

venerdì 17 febbraio 2017

Émission de radio courtoisie avec des graphiques, des images et des caricatures


L'émission de radio courtoisie avec des graphiques, des images et des caricatures, notamment de MM Jude Potvin et Bernard Dugas.
Les finances du point de vue suisse, la BNS, alias banque nationale suisse, les intérêts négatifs, les monnaies pleines, le fédéralisme et le respect du principe de subsidiarité des 26 états suisses, les facilités monétaires pour les peuples, alias quantitative easings for the people, alias RBI ou Revenus de base grâce aux monnaies pleines avec M Paul Deheuvels qui reçoit MM Christian Gomez, Nicolas Bourcier de Carbon et François de Siebenthal.
Parmi les solutions aux crisesl, il en est une (la quatrième dans ce document établi par le mouvement français pour un revenu de base) dont personne ne parle sur les radios ou à la TV, tellement elle brise un tabou !
Et pourtant, elle est si simple et naturelle quand on connaît le principe de la création monétaire.
Je vous laisse la découvrir (approche D), vous aurez alors compris ce qu'on appelle l'helicopter money, encore le QE4P (quantitative easing for people), noms barbares pour exprimer de qu'il y a de plus simple !
J'adore surtout les premières lignes de l'explication : "Aujourd’hui, la monnaie est créée par les banques, quand elles achètent à leurs clients soit des actifs (biens, titres, dont titres de crédit bancaire, actions, obligations, devises,…), soit des biens consommables ou des services. Par exemple au moment où une banque fait un crédit bancaire à un client (gouvernement, entreprise, ménage ou autre banque), elle ne mobilise pas de la monnaie qu’elle a dans ses caisses, elle crée “de toute pièce” la monnaie qu’elle crédite.
Bref, contrairement à ce que tout le monde croit, une banque n’accorde aucun “prêt” (on ne peut prêter que ce que l’on a), elle fabrique “magiquement” de la monnaie !
Cette monnaie est un revenu en soi, comme toute fausse monnaie est un revenu pour le faussaire..."

Frode del signoraggio: l'OLAF si rifiutò d'indagare nel 2005

COMMISSIONE EUROPEA
UFFICIO EUROPEO PER LA LOTTA ANTIFRODE (OLAF)

Il Direttore Generale

Bruxelles, D/07210  09.09.05
APo/sr D (2005-AC-7558)

OLAF Operations

Dottor Marco SABA
c/o OCO - Observatoire du Crime Organisé
CP1148
1211 Genève 1
CH - SUISSE


Oggetto: Presunte frodi connesse al fenomeno del cosiddetto "signoraggio"
CMS no. OF/2005/0166 (si prega di citare il presente numero in tutta la successiva corrispondenza)

Gentile Dottor SABA,

nel ringraziarla per le informazioni fornite circa il fenomeno di cui all'oggetto, desidero
comunicarLe che, dopo approfondita analisi degli elementi a disposizione, il Consiglio
Esecutivo dell'OLAF ha ritenuto che le situazioni rappresentate non rientrino nella
competenza dell'Ufficio, così come stabilita dall'art. 1 del Reg. (CE) 1073/99 [1].
Conseguentemente, l'OLAF non svolgerà alcun ulteriore verifica in relazione alla citata
vicenda.

Distinti saluti,

[firma]
F.-H. BRÜNER

________________________________
[1] Regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte
dall'Ufficio per la lotta antifrode (OLAF) - in G.U.C.E. n. L 136 del 31/05/1999 pag. 0001 - 0007;



Commissione europea - Rue Joseph 11, 30 - B-1049 Bruxelles - Belgio - Telefono: (32-2) 299 11 11
Ufficio: J-30 05/56 - Telefono: linea diretta (32-2) 29 55186 - Fax: (32-2) 29 66998

giovedì 16 febbraio 2017

Bankitalia: commento alla risposta di Barbagallo a Villarosa

Bankitalia: commento alla risposta di Barbagallo a Villarosa
di Marco Saba, presidente IASSEM , 16 febbraio 2017

Testo originale bankitalia: http://seigneuriage.blogspot.it/2017/02/la-risposta-della-banca-ditalia-allon.html

Commento riga per riga la risposta di bankitalia. Intanto esaminiamo la domanda e la risposta a caldo del capo della vigilanza osservando il video (da un minuto) del fatto:
https://www.youtube.com/watch?v=WPmObU-V4lk

La risposta a caldo del capo della vigilanza Carmelo Barbagallo, "Le risponderò privatamente...", è già abbastanza inaudita. Unica nel suo genere in quella audizione del 17 gennaio 2017. Dopo 2 settimane (2 febbraio 2017), arriva la risposta da Banca d'Italia, non firmata e senza carta intestata... Vediamola:

"L’On.Villarosa sembra riferirsi a un intervento del deputato avv. Patrick Dimier al Grand Conseil del Cantone di Ginevra, nel quale propone di tassare la creazione di moneta da parte del sistema bancario. Il deputato rammenta che la creazione di moneta non è solo quella della banca centrale, ma avviene a opera di tutte le banche mediante la moneta scritturale e si chiede perché, a differenza del signoraggio, su tale creazione di moneta non sia applicato alcun prelievo a favore delle finanze pubbliche." 


- Certamente l'On. Villarosa si riferiva all'intervento dell'avv. Dimier al PARLAMENTO del Canton Ginevra. Va tuttavia detto che la Banca d'Italia, nel suo disordine bipolare, interpreta differentemente il signoraggio se a percepirlo è direttamente lo Stato oppure la banca stessa. Difatti nel sito Bankitalia troviamo:


"Quando la moneta è prodotta dallo Stato, è quest'ultimo che, spendendola ad esempio per acquistare beni e servizi, la mette in circolo nell'economia e realizza immediatamente il controvalore, al netto dei costi di produzione."

https://www.bancaditalia.it/compiti/emissione-euro/signoraggio/
 

Lasciando così intendere che se le banconote (181 miliardi) le avesse stampate lo Stato, sotto forma di biglietti di Stato a corso legale, sarebbe stato quest'ultimo a realizzare immediatamente il profitto di 181 miliardi tolti i costi di tipografia che, ad onor del vero, possono essere anch'essi pagati con nuova cartamoneta. Ma, magicamente, se le banconote le emette la Banca d'Italia, ecco che lo Stato percepisce solo l'interesse riversato da Banca d'Italia sul PRESTITO delle banconote stesse al sistema bancario generale... Il capitale sparisce attraverso l'iscrizione di un falso passivo nel bilancio bankitalia "Banconote in circolazione" che corrisponde al valore facciale delle stesse... Lo Stato intelligente iscriverebbe al SUO attivo di bilancio una somma corrispondente, inverando la passività bancaria, e facendosi pagare effettivamente la somma del valore facciale, incamerando il signoraggio al 100% anziché gli interessi che, a onor del vero, non sono il signoraggio ma meri profitti da investimento... Maggiori dettagli qui:

Tesoro sommerso: l'errore contabile del ministro Padoàn
http://centralerischibanche.blogspot.it/2016/07/tesoro-sommerso-lerrore-contabile-del.html


Ma andiamo avanti nel testo della risposta:

"Una tale tassazione, sostiene, potrebbe dare un gettito consistente; egli calcola che, se la Banque Cantonale de Genève fosse tassata sui 2.700 miliardi di Franchi svizzeri di moneta scritturale creata nel 2015, vi sarebbe un incasso tributario di 475 milioni di Franchi svizzeri."

Non entro qui nel merito del calcolo della tassazione svizzera rammentando però che, sommando IRES e IRAP, la tassazione della creazione di denaro bancario - che genera profitti cirrispondenti tolte le spese - si aggira sul 30%. E qui stiamo parlando di 1.800 miliardi l'anno di impieghi bancari da parte delle banche commerciali, effettuati creando una corrispondente quantità di denaro. Quindi, per l'Italia, il danno è di 540 miliardi di tasse non incassate sulla creazione del denaro digitale (i depositi a vista).

Continuando:
"Il punto è che le banche già sono sottoposte ovunque a una tassazione dei guadagni che esse traggono dal fornire mezzi di pagamento, insieme a quelli che ricavano dalle altre attività. Circa la possibile introduzione di una nuova imposta sulla creazione di depositi (che rappresentano la quasi totalità del denaro bancario), è probabile che i maggiori costi determinati dall’imposta, pur se formalmente in capo al sistema bancario, sarebbero comunque traslati sui clienti delle banche, per esempio sui costi di apertura di conto corrente. La traslazione dell’importo potrebbe non essere piena in funzione, per esempio, del grado di concorrenzialità del mercato del settore bancario e di caratteristiche della domanda di depositi; tuttavia, in ultima analisi, sarebbe la collettività a contribuire al pagamento di parte, o dell’intero ammontare, dell’imposta."

Qua si pretende di affermare che - per tassare i PROFITTI della creazione di denaro - sarebbe necessaria una NUOVA IMPOSTA. Lasciando intendere che - col sistema attuale - tali profitti non verrebbero tassati... Qui la Banca d'Italia bara clamorosamente, perché il problema non è nell'introdurre una NUOVA tassazione, ma bensì nel rettificare la stesura dei bilanci bancari che - come più volte denunciato dal 2014, creano attualmente il denaro fuori bilancio, ovvero non facendolo transitare - alla creazione - nel conto dei flussi di cassa delle banche stesse. Le banche attualmente non pagano tasse sulla creazione perché - violando le norme IAS-IFRS 7 - versano il denaro sui depositi della clientela senza prima contabilizzarli in entrata in cassa. Questo è un punto tecnico importante poichè a seguito di tale pratica - dovuta anche al fatto che non esiste un CATASTO della creazione di moneta bancaria - si può affermare che tutta la moneta bancaria gira "in nero" - orfana di certificazione di origine - e quando rientra nelle casse delle banche sembra SPARIRE. Sparisce solo contabilmente, all'azzeramento dei debiti, ma rimane nelle casse bancarie e non si sa bene dove poi vada a finire... Uno spunto per una bella ricerca da affidare alla nostra INTELLIGENCE ?

Aggiungo che il fatto di  pretendere che questo sia ammissibile, con la giustificazione goliardica per cui al pagamento di tasse l'impresa è costretta ad aumentare i prezzi (come accade di norma con l'IVA) e che quindi non le pagherebbe per contenere i costi della clientela, si commenta da sé...

Il resto del testo, per ora, non necessita di ulteriori commenti.

sabato 11 febbraio 2017

Non aux violations crasses de notre Constitution suisse

jeudi 9 février 2017

Viols de la Constitution !

Ce jour est à marquer d'une pierre noire !


Ce n'est pas la première fois qu'ils violent la volonté populaire... 

Exemple ci-dessous, des milliards distraits pendant des années...


Résistons et agissons immédiatement...

Monnaie-pleine, respect du Souverain ?


Les Suisses résistent, voir AAA+ http://aaapositifs.ch/ et www.monnaie-pleine.ch
La monnaie-pleine devrait déjà être en vigueur, ils trichent et ne respectent pas la volonté populaire à près de 60 %....
De vrais francs pour tous  !

Mobilisation dans vingt pays, ce samedi, contre le franc CFA

Mobilisation dans vingt pays, ce samedi, contre le franc CFA

Aussi bien chez les experts que chez les chef d'Etat africains et jusqu'au au sein de la diaspora, la contestation s'organise contre une monnaie jugée « colonialiste ».

Lors du sommet de l’Union Africaine à Abdis Abeba en janvier dernier, des réunions à huis-clos, tenues sans les représentants de l’Union européenne et de l’ONU, auront permis aux présidents africains d’aborder deux sujets iconoclastes: le dossier du franc CFA de plus en plus critiqué pour ses effets de frein au développement économique des pays africains; la question de la CPI qui fait l’objet d’une fronde de la part de plusieurs poids lourds du continent dont l’Afrique du Sud, le Kenya, l’Ouganda. C’est peu de dire que ces deux sujets sensibles ont été peu commentés par les médias et les politiques français qui ont en revanche célébré le sommet France-Afrique de Bamako, ultime apparition de François Hollande sur la scène africaine, où rien d’essentiel ne s’est dit.
La fronde contre le franc CFA prend en effet une grande ampleur au sein des opinions publiques africaines, comme le montre la journée de sensibilisation qui a été décrétée ce samedi dans une vingtaine de payx. Ce n’est pas la première manifestation de ce genre.

Amorce d’un front anti CFA
Déja le 26 décembre dernier, ils étaient nombreux à répondre à l’appel de l’activiste pan-africaniste Kemi Seba et de l’ONG Urgence Pan-africaniste pour dénoncer ce qu’ils jugent être un « reliquat du colonialisme ». Dans une grande salle d’un bâtiment désaffecté au pied de la Tour d’Asnières se tenait une des onze conférences du Front anti CFA. Dans une salle comble, plusieurs centaines de personnes principalement des jeunes Africains se sont massés pour assister à l’évènement.
En cette fin d’année, des conférences se sont tenues dans onze pays en Afrique, en Europe ainsi qu’en Haïti pour « sonner le glas » du franc CFA vieux de soixante dix ans. Le 26 décembre 1945 en effet, marque la création de cette monnaie au sein des Colonies Françaises d’Afrique, ou CFA, quelques années avant les « indépendances », qui repose sur quatre grands principes:La libre convertibilité des monnaies africaines garantie par le Trésor français, la fixité des parités, la centralisation des réserves de change, et la liberté des transferts dans le cadre de quotas définis par l’autorité monétaire fraçaises.

« Nazisme monétaire »
Or le Franc CFA est de plus en plus contesté en Afrique et au sein de la diaspora africaine; une « monnaie de singe » affirme un responsable d’Urgence Pan-africaniste. La contestation ne date pas d’aujourd’hui. Dans son livre « le Franc CFA et l’Euro contre l’Afrique » en 1999, Nicolas Agbohou assimilait cette monnaie arrimée au Franc puis à l’Euro avec des parité fixes, au « nazisme monétaire ». Faisant le parallèle avec la seconde guerre mondiale, il cherche à démontrer que la France n’aurait fait que reprendre à son compte les méthodes de dévaluation monétaire des nazis sous l’Occupation (1941-1945); « provoquant ainsi l’enrichissement automatique de l’Allemagne et l’appauvrissement automatique de la France » comme il le souligne dans son livre. Lors de la conférence, il donna comme exemple la dévaluation du CFA par la France en 1994; citant Edouard Balladur: « c’était une bonne chose pour les Africains ! La question monétaire n’est pas un sujet technique, mais politique touchant à la souveraineté et à l’indépendance des pays. »
Cet économiste ivoirien engagé rappela également sous des tonnerres d’applaudissements, les grands leaders africains pan-africanistes éliminés par la France, car ayant refusé de se soumettre à cette logique « colonialiste ». Ainsi les cas du guinéen Sekou Touré, le malien Modibo Keita, le togolais Sylvius Olympio, le Guide libyen déchu Mouammar al Gaddafi ou encore  l’ancien chef d’Etat ivoirien Laurent Gbagbo ont été évoqués.
La thèse farouchement anti colonialiste de Nicolas Agbohou révèle un certain nombre d’inconvénients dans le fonctionnement de la zone franc soulevés par d’autres économistes comme l’ancien ministre togolais de la prospective Kako Nubukpo. Ce dernier ayant souligné dès 2015 à l’occasion des Rencontres économiques d’Aix-en-Provence (du 3 au 5 juillet) que « le Franc CFA freine le développement de l’Afrique » dans un entretien avec le journal Le Monde Afrique. Il jugeait déjà urgent de revoir la parité fixe entre le Franc CFA et l’euro. On peut également citer le Bissau Guinéen Carlos Lopes ayant déclaré que le système monétaire de la zone franc était « désuet ».

Priorité au développement 
Selon l’ancien responsable d’une banque centrale africaine à Dakar, la monnaie doit être au service de la croissance et du développement. « Pour cela il faut des crédits, affirme-t-il, Or le ratio a l’économie sur PIB dans les pays de la zone franc est de 23% quand il est de plus de 100% dans la zone euro. Si bien qu’il est quasiment impossible pour nos pays de rattraper les économies émergentes si le Franc CFA reste arrimé à l’Euro ».
On peut tout de même nuancer cette thèse. En effet le Franc ne présente pas que des inconvénients pour les Africains. Le fait que cette monnaie soit arrimée à l’Euro avec une partie fixe garantie une relative stabilité des prix et limite le risque d’inflation en cas de choc économique. Le Franc CFA comme gage de crédibilité et de stabilité économique est le principal argument de ceux qui veulent maintenir la zone comme le président sénégalais Macky Sall ou le gouverneur de la BCEAO Tiémoko Meliet Koné.
En revanche, il est vrai qu’elle porte atteinte à la souveraineté des 15 pays de la zone. En effet, ces derniers n’ont aucun contrôle sur la production de la masse monétaire en circulation et sont obligés de déposer 50% de leurs réserves de change sur les compte d’opération du Trésor français. Les économistes soutenant cette thèse envisagent de plus en plus la sortie de la zone franc.

Projets alternatifs 
Nicolas Agbohou depuis 1999, préconise la création d’une monnaie unique africaine (M.U.A.) comme alternative au Franc. Dans son livre, il y consacre toute la deuxième partie de sa réflexion: « Pour une monnaie africaine et la coopération Sud-Sud ». Ce projet alternatif serait justifié pour plusieurs raisons d’ordre psychologique, politique et économique. Par ailleurs, a l’issu de la mobilisation internationale du front anti CFA, une feuille de route condensée de toutes les propositions formulées lors des différentes conférences ont été adressés aux chefs d’Etat africains de la zone Franc ainsi qu’au gouvernement français. Il s’agit de leur montrer la voie à suivre pour sortir du CFA.
Cette approche souverainiste de la question monétaire est partagée en partie par Kako Nukpo, Demba Moussa Dembelé et Martial Ze Belinga dans leur ouvrage collectif « Sortir l’Afrique de la servitude monétaire. A qui profit le franc CFA … » paru en Novembre 2016. Plus nuancé sur cette question que Nicolas Agbohou, le premier affirme dès 2015 qu’il faut envisager des régimes de change alternatifs un peu plus flexibles pour financer l’émergence tout en dépassionnant les débats. Cette approche est également partagée par l’ancien responsable d’une banque centrale africaine qui estime légitime le débat sur la  souveraineté monétaire des 15 pays de la zone franc. Et pourtant, cette question fondamentale est passée sous silence ou du moins très peu évoquée par le gouvernement français.

Question tabou
Le 30 septembre 2016, devant un parterre de journalistes au ministère français de l’économie et des finances (Bercy), le ministre socialiste de l’économie Michel Sapin ne s’attendait pas au tournure qu’allait prendre ce face à face avec les médias, selon un article de Jeune Afrique daté du 9 novembre 2016. En effet le Franc CFA a été vivement critiqué lors de la séance journalistique venant clore la traditionnelle réunion que tiennent le ministre français de l’économie, les gouverneurs de banques centrales et ses homologue africains de la zone franc en amont des assemblées générales annuelles du FMI et de la Banque Mondiale.
Le gouvernement français pourrait bien chercher à esquiver le débat touchant à l’indépendance et à la souveraineté de quinze pays de la zone. D’autant plus que Kémi Seba et l’ONG Urgence panafricaniste ont récemment brandi la menace du boycott des produits français. « L’impérialisme ne connait que le rapport de force » clame un responsable de l’ONG lors de la conférence.

Le Franc CFA est actuellement utilisée par quinze pays africains: le Bénin, le Burkina, la Cote d’Ivoire, la Guinée Bissau, le Mali, le Niger, le Sénégal, le Togo, le Cameroun, la République Centre-Africaine (RCA), la République du Congo, le Gabon, la Guinée Equatoriale, le Tchad et la République Islamique des Commores.

giovedì 9 febbraio 2017

BNS: Proposition d’actionnaires sur le seigneuriage de l'argent bancaire

Proposition d’actionnaires en vue de la mesure et de la publication par la Banque nationale de la totalité des revenus du seigneuriage. (3A2017-06)

L’approbation du rapport annuel et des comptes annuels (LBN art. 36 let. c)
et la décision de l’affectation du bénéfice porté au bilan (LBN art. 36 let. d)
faisant partie des attributions de l’Assemblée générale des actionnaires, les
actionnaires soussignés demandent au Président du Conseil de Banque à ce
que l’ensemble de cette proposition soit communiqué avec l’envoi de
l’ordre du jour aux autres actionnaires et que le vote sur cette proposition
soit porté à l’ordre du jour. Le texte proposé au vote est le suivant :

La BNS utilise ses revenus pour constituer des réserves monétaires
(Constitution art. 99 al. 3). Le droit de seigneuriage ou droit de créer
la monnaie, autrement dit la création monétaire, est le principal
revenu de la BNS.
Les Cantons reçoivent au moins 2/3 des bénéfices nets (Constitution
art. 99 al. 4) de la BNS.
Le bénéfice net est calculé à partir de tous les revenus, y compris les
revenus du seigneuriage.

C’est pourquoi l'Assemblée générale demande à la Direction et au Conseil
de banque de mesurer et de publier la quantité de monnaie, libellée en franc suisse, créée par l'ensemble des banques en Suisse et dans le monde, afin de déterminer le montant du préjudice subi par les Cantons
. En effet, la monnaie créée par toutes les banques, suisses et étrangères, n’est pas créée par la BNS. Cette création comptable ex-nihilo échappe au droit de seigneuriage de la BNS, ce qui a pour conséquence de péjorer gravement son bénéfice et partant, la redistribution aux Cantons. Quel a été le manque à gagner pour les Cantons ?


Proposition d’actionnaires en vue de l’ouverture d’une procédure de révision de l’article 15 alinéa 2 de la loi sur la Banque nationale en vue de la mesure et de la publication par la Banque nationale de la totalité des revenus du seigneuriage. (3A2017-07)

Conformément aux attributions de l’Assemblée générale des actionnaires de
la BNS (LBN art. 36 let. f), de pouvoir soumettre au Conseil fédéral, à
l’intention de l’Assemblée fédérale, des propositions de révision de la LBN,
les actionnaires soussignés demandent au Président du Conseil de Banque à
ce que l’ensemble de cette proposition soit communiqué avec l’envoi de
l’ordre du jour aux autres actionnaires et que le vote sur cette proposition
soit porté à l’ordre du jour. Le texte proposé au vote est le suivant :
Actionnaires de la BNS signataires inscrits au registre des actions :
L’Assemblée générale soumet au Conseil fédéral, à l’intention de
l’Assemblée fédérale, la proposition suivante de révision de la LBN, en
remplaçant à l’alinéa 2 de l’art. 15 l’expression :
« dans la mesure où ces données sont nécessaires »
par :
« dans la mesure où ces données sont nécessaires pour mesurer la
totalité des revenus du seigneuriage du Franc suisse dans le monde, »

En effet, la monnaie créée par toutes les banques, suisses et étrangères, n’est
pas créée par la BNS. Cette création comptable ex-nihilo échappe au droit
de seigneuriage de la BNS, ce qui a pour conséquence de péjorer gravement
son bénéfice et partant, la redistribution aux Cantons. Quel a été le manque
à gagner pour les Cantons ? Les Cantons reçoivent au moins 2/3 des
bénéfices nets (Constitution art. 99 al. 4) de la BNS. Le bénéfice net est
calculé à partir de tous les revenus, y compris les revenus du seigneuriage.
Le nouvel alinéa 2 deviendrait ainsi :
« Art. 15, al.2 La Banque nationale peut collecter auprès d’autres personnes
physiques et morales, notamment auprès des assurances, des institutions de
prévoyance professionnelle, des sociétés de placement, des sociétés holding,
des exploitants de systèmes de paiement et de systèmes de règlement des
opérations sur titres visés à l’art. 19, al. 1, et de la Poste, des données
statistiques relatives à leurs activités dans la mesure où ces données sont nécessaires pour mesurer la totalité des revenus du seigneuriage du Franc suisse dans le monde
, pour suivre l’évolution des marchés financiers, pour acquérir une vue d’ensemble du trafic des paiements et pour établir la balance des paiements et la statistique de la position extérieure nette. »

giovedì 2 febbraio 2017

Bankitalia all'On.Villarosa sulla tassazione della creazione monetaria

Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=WPmObU-V4lk

Prova forense (forensic evidence):http://iassem.blogspot.it/2017/03/forensic-evidence-risposta-della-banca.html

Il testo in formato testo:
L’On.Villarosa sembra riferirsi a un intervento del deputato avv. Patrick Dimier al Grand Conseil del Cantone di Ginevra, nel quale propone di tassare la creazione di moneta da parte del sistema bancario. Il deputato rammenta che la creazione di moneta non è solo quella della banca centrale, ma avviene a opera di tutte le banche mediante la moneta scritturale e si chiede perché, a differenza del signoraggio, su tale creazione di moneta non sia applicato alcun prelievo a favore delle finanze pubbliche. Una tale tassazione, sostiene, potrebbe dare un gettito consistente; egli calcola che, se la Banque Cantonale de Genève fosse tassata sui 2.700 miliardi di Franchi svizzeri di moneta scritturale creata nel 2015, vi sarebbe un incasso tributario di 475 milioni di Franchi svizzeri.
Il punto è che le banche già sono sottoposte ovunque a una tassazione dei guadagni che esse traggono dal fornire mezzi di pagamento, insieme a quelli che ricavano dalle altre attività. Circa la possibile introduzione di una nuova imposta sulla creazione di depositi (che rappresentano la quasi totalità del denaro bancario), è probabile che i maggiori costi determinati dall’imposta, pur se formalmente in capo al sistema bancario, sarebbero comunque traslati sui clienti delle banche, per esempio sui costi di apertura di conto corrente. La traslazione dell’importo potrebbe non essere piena in funzione, per esempio, del grado di concorrenzialità del mercato del settore bancario e di caratteristiche della domanda di depositi; tuttavia, in ultima analisi, sarebbe la collettività a contribuire al pagamento di parte, o dell’intero ammontare, dell’imposta.
Si ha ben presente che in un’economia basata sul sistema di riserva frazionario coesistono la moneta creata dalla banca centrale, moneta fiat, e gli strumenti monetari creati dal sistema bancario, denominati anche moneta bancaria e costituiti in larga parte dai conti di deposito. La banca centrale controlla direttamente la creazione di moneta fiat e, attraverso strumenti quali i tassi ufficiali e l’obbligo di riserva, influenza indirettamente anche la creazione di strumenti monetari da parte del sistema bancario, Nell’area dell’euro la moneta fiat, banconote e monete in circolazione più riserve di banca centrale, costituisce il 15,8% della massa monetaria, considerata nella sua accezione che comprende strumenti più simili alla moneta, M1, cioè la somma di circolante e depositi in conto corrente (dati aggiornati a novembre 2016).
Per maggiori dettagli si veda il Supplemento al Bollettino statistico pubblicato dalla Banca d’Italia, “Moneta e banche” https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/moneta-banche/2017-moneta/suppl_01_17.pdf in particolare Tavola 1.2.a.

mercoledì 1 febbraio 2017

La crisi finanziaria potrebbe ripetersi?

Guarda il video

La crisi finanziaria potrebbe ripetersi?

Appuntamento con I Conti in Tasca questa sera, mercoledì 1 febbraio, alle 20.45

"La crisi finanziaria potrebbe ripetersi?" è il titolo de "I conti in tasca" che andrà in onda mercoledì primo febbraio su TeleTicino. La crisi finanziaria del 2008 non è affatto superata e il sistema finanziario internazionale non è stato rafforzato dalle riforme attuate da alcuni Paesi. Così oggi in Europa si parla di creare una "bad bank" (una banca cattiva) dove parcheggiare i mille miliardi di euro che sono nascosti nelle pieghe dei bilanci degli istituti di credito del Vecchio continente, mentre negli Stati Uniti si parla della necessità di nuove misure per evitare il ripetersi di una crisi. Infatti sia il partito repubblicano sia quello democratico propongono il ripristino del Glass - Steagall Act del 1933 abrogato dall'amministrazione Clinton nel 1999. In Svizzera si è pensato di risolvere il problema delle banche troppo grandi per fallire attraverso la separazione legale tra le attività commerciali svolte sul suolo patrio e quelle speculative. All'interno di questo dibattito si inserisce la grande questione che riguarda la creazione del denaro. Contrariamente a quanto molti credono, solo una piccola parte del denaro in circolazione è creato dalle banche centrali, mentre la stragrande maggioranza del denaro in circolazione è creato dalle banche attraverso l'elargizione dei crediti. Ed è proprio questa la debolezza dell'intero sistema monetario. Nel nostro Paese si voterà presto sull'iniziativa "Moneta intera" che vuole ridurre la capacità delle banche commerciali di creare denaro e vuole trasferire questa capacità alle banche centrali. Ma questa iniziativa renderebbe più sicuro il sistema monetario? Le sue regole non potrebbero essere facilmente aggirate? Non provocherebbe una stretta creditizia? Ha ragione il Consiglio federale quando invita a respingere questa iniziativa sostenendo che sarebbe nociva per l'economia svizzera? E infine una riforma del genere può essere realizzata da un unico Paese? Di questo discuteranno Sergio Rossi, professore ordinario di politica monetaria all'Università di Friborgo, Antonio Mele, professore ordinario di finanza all'USI e cattedrato Swiss Finance Institute, Luca Soncini, Chief Financial Officer di PKB e docente di strategie bancarie all'USI, e Sergio Morandi, economista e imprenditore.
I Conti in Tasca | 1 feb 2017 07:00